sabato 27 settembre 2014

Il medico





Il medico



Giovanni Impallomeni

(1879-1962)



Formatosi a Roma, venne trasferito alla sezione “Alessandri” dell’Ospedale Militare di Verona (reparto di chirurgia), dove tra il 1915 ed il 1918 gli eventi bellici gli diedero modo di approfondire diversi suoi studi, pubblicati sulle riviste specializzate dell'epoca. La Grande Guerra lo vide in azione col grado di maggiore medico.



Degno di nota un suo saggio apparso sul n. 6 del 1916 di "Clinica chirurgica" ed intitolato Tripode metallico per craniectomia, nel quale il medico milazzese illustrava un congegno da lui ideato per perforare più efficacemente il cranio. «Fin da quando mi si presentarono all’ospedale militare principale i primi casi di lesioni craniche da armi da fuoco (agosto-settembre 1915), ideai una modificazione del trapano ad albero, che soltanto oggi mi è dato di realizzare», scriveva l’Impallomeni, che così proseguiva: «il chirurgo, che nelle perforazioni, quasi nette o con brevi fessure radiate, della volta cranica, da palletta di shrapnel o da altri proiettili, preferisca eseguire la craniectomia non col graduale ampliamento del forame a mezzo di pinza ossivora, né con la sgorbia o lo scalpello, nè tampoco con le fraises di Doyen, ma con le corone del trapano ad albero, si trova nella assoluta impossibilità di servirsene razionalmente». Da qui la presentazione del suo congegno denominato tripode metallico, di cui allegava fotografia e questa descrizione: «è fornito di una molla spirale d’acciaio e di tre robuste punte circoscriventi un triangolo e saldate a due piani circolari paralleli».



Radiografie e foto arricchiscono un suo prezioso dattiloscritto, custodito presso la Biblioteca Comunale di Milazzo, in cui descrive con cadenza periodica gli interventi eseguiti su molti militari colpiti da arma da fuoco, in particolare da shrapnel e granate, non tutti purtroppo salvati dal medico di Milazzo.



Particolarmente interessante la sua pubblicazione del 1919 sui gas asfissianti utilizzati nella Grande Guerra e sui dispositivi necessari per prevenirne gli effetti devastanti.



Negli anni Venti venne trasferito a Milazzo, dove ricoprì per quasi trent’anni l’incarico di direttore del Civico Ospedale. Fu anche docente universitario.
















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